So che il tema McHale è già stato sviscerato nella nostra ultima puntata completa (anche perché in quella leggera abbiamo dato contro a Brooks, a ragione), tanto che le abbiamo dato il nome proprio in onore delle sue meravigliose gesta in panchina, ma il nostro Kevin non se l’è sentita di darci torto in gara 2 della serie tra i suoi Rockets e i Blazers e a portato me, che sarà una vita che non apro Word per parlare di NBA, a prendere in esame le sue scelte, se così possiamo chiamarle.
Il perché ha un nome ed un cognome: LaMarcus Aldridge.
O meglio, di motivi ce ne sarebbero un sacco, ma ci soffermiamo sul più grave visto che l’ala dei Blazers nelle due partite ha segnato rispettivamente 46 e 43 punti.
Se in gara 1 gran parte del suo operato è arrivato da soluzioni all’interno dell’area, lo show messo su in gara 2 è un orgasmo cestistico per gli amanti del mid-range game come il sottoscritto, come sottolinea anche la shot-chart.
Ma è possibile che McHale abbia preparato la gara in questa maniera, cercando di lasciare quei tiri ad uno dei migliori interpreti del mid-range game della Lega (grazie Goldsberry), forse secondo solo a Dirk Nowitzki per continuità ed efficacia?
Assolutamente sì.
No, non me lo sto inventando, l’ha detto davvero lui a fine partita.
We pushed Aldridge out of the post…it was pick and pop.
Ma andiamo con ordine, perchè è giusto fare un analisi oculata di quello che il coach ha permesso a LaMarcus.
Appunto… il pick&pop. Nella prima immagine Aldridge dopo un consegnato a Lillard sfrutta lo show di Terrence Jones su Lillard per prendersi un bel tiro comodo, sfruttando anche un Howard occupato a chiudere l’area per non permettere appunto conclusioni ravvicinate; questo vuol dire che ben 3 giocatori sono sulle tracce del play e nessuno sull’ex-Texas. Il tiro nonostante lo spazio chilometrico non entra, ma Robin Lopez prende il rimbalzo offensivo e serve il compagno che facendo un solo passo si ritrova libero per un jumper che stavolta non sbaglia.
Qui la colpa è da attribuirsi alla scarsa comunicazione tra i difensori, ma quello show di Jones sul pick&pop chiama vendetta… e ci ritorneremo.
Nell’azione precedente a questa Aldridge aveva segnato grazie ad un lob in post, dalla stessa parte e con lo stesso passatore (Batum). Stavolta Asik gli concede la ricezione, anche se sudata, e sarebbe un’ottima occasione per organizzare un raddoppio o almeno di flottare la difesa per evitare a LaMarcus di imbastire un 1vs1 contro un giocatore molto meno agile a 4 metri dal canestro. Parsons sembra nella posizione giusta, ma nel momento in cui Batum si allontana anche lui se ne va e quindi lo spettro dell’1vs1 si concretizza. Poi il canestro è da fenomeno perchè il turco contesta come meglio non può, ma anche qui si hanno delle avvisaglie sulla difesa richiesta da McHale che fanno pensare non poco.
Ed infatti, dopo appena due minuti, ecco un altro isolamento sul midrange dove non arriva aiuto e LaMarcus può attaccare tranquillamente il centro area sfruttando la maggior rapidità rispetto ad Asik, che non può fare altro che spendere il fallo.
In questa occasione ci rendiamo invece conto della vera e propria confusione che vivono difensivamente i giocatori di McHale. In questo frangente Aldridge è marcato da Howard che nel pick&roll precedente fa show sul portatore, prendendosi in faccia la rollata del 12 dato che nessuno era rimasto a custodire l’area. Stavolta invece sull’uscita dai blocchi di Batum fa contenimento sul francese, permettendo a LaMarcus un comodissimo jumper.
La sensazione è che sui blocchi McHale non abbia dato indicazioni precise nè ad Howard nè al resto della squadra sul come lavorare in queste situazioni.
La conferma si ha nell’azione successiva dove compare un’ulteriore difesa sul pick&roll: il raddoppio sul portatore, Lillard, uno dei migliori giocatori in questa situazione. Per Aldridge la scelta è semplicissima: fronteggiare, battere con un palleggio l’aiuto di Jones e concludere ancora una volta in faccia ad Howard, in affanno sul recupero della marcatura.
Da sottolineare che DH in marcatura su Aldridge ha fatto grandi cose in single coverage prima di incappare in problemi di falli.
A neanche 8 minuti dalla fine del terzo (TERZO) quarto con un giocatore a quota 31 (31!), ti aspetti che vengano presi degli aggiustamenti almeno (ALMENO!) in isolamento dal mid-range. Ed invece no.
Aldridge sfida Jones spalle a canestro e sfruttando i centimetri chiude con il più facile (per lui) dei fadeaway, con tutto lo spazio per costruirselo, senza un minimo accenno di raddoppio.
Benissimo Kevin.
Toh, dove ho già visto questa situazione? Altri due facili. Sono 37. E neanche qui un accenno di aiuto/raddoppio.
Per chiudere in bellezza. E giuro che non ho photoshoppato niente. Altro stepback jumper contro il povero Asik. 39.
39 in tre quarti con una facilità irrisoria, dovuta soprattutto ad una libertà d’azione inimmaginabile per una partita di playoff.
Ma la perla McHale la concede nel finale tra terzo e quarto quarto quando, su domanda diretta dell’inviato a bordocampo, sulla prestazione di Aldridge risponde così:
We try to bring him in a double-team but he shoot before we get in there
Cosa? COSA?!?!?! Niente non posso fare altro che reagire così
Per la cronaca gli aggiustamenti sono arrivati nel quarto quarto, ma Stotts, che non è un imbecille, ha giostrato tutto sulle attenzioni che potevano riservare ad Aldridge permettendo alla squadra di mandare a punti ben 6 giocatori. Nel solo ultimo quarto.
Mentre McHale in due gare ha buttato via un fattore campo che per una sfida tra una seed #4 e una #5 non è vitale, di più.
McHale…